PROBLEMI DELL 6 CONTRO 6 A FINE ALLENAMENTO

PROBLEMI DELL 6 CONTRO 6 A FINE ALLENAMENTO

 

Alla fine arriva. Il momento magico. Il momento tanto atteso. Il momento del 6 contro 6.

Ci sono voluti dieci minuti di blando riscaldamento. Quattro pietose serie di scatti (che ci hanno comunque ridotti tutti in fin di vita). Dieci minuti di tediosissimi lanci a treccia. Altri dieci di palla a coppie in cui tu e il tuo socio, come di consueto, avete cercato di staccarvi la testa a vicenda. Mezz’ora di esercizi sintetici di difesa.

Ma alla fine il momento arriva. Si entra in campo. Si gioca!

Il 6 contro 6 di fine allenamento tira fuori il meglio e il peggio di noi pallavolisti. Perché siamo della stessa squadra, ma a nessuno piace perdere; che ci sia in palio un campionato, una birra o l’unica doccia nello spogliatoio con un getto semidecente.

È in questo momento che viene fuori la vera natura dei nostri compagni e compagne. Ecco alcune delle tipologie più folkloristiche che si possono incontrare nelle palestre.

1 – Il resuscitato

Il resuscitato è quel compagno che da inizio allenamento si è trascinato come un lombrico in giro per la palestra, lamentando ogni genere di infortunio.

Ha perso dieci minuti a fasciarsi le mani con chilometri di tape, quindici a stringersi le cavigliere, venti a fare allungamento tra un esercizio e l’altro.

Ma, come per magia, quando inizia il 6 contro 6 scatta in piedi come una molla. Salta come Leonel Marshall ai tempi d’oro. Vola in difesa alla Grebennikov. Esulta e ti schernisce pure, facendoti incazzare tipo Bernardinho alla finale delle Olimpiadi di Londra.

2 – La macchina da alibi

L’esatto opposto del resuscitato. Pronti via e ha già la scusa pronta.

Dopo ogni attacco sbagliato, si tiene la spalla con un’espressione intrisa di dolore. Dopo ogni salto si ferma a roteare la caviglia. Dopo ogni muro si tira le dita.

Prova a resistere eroicamente. Se la sua squadra è in vantaggio forse ce la fa. Se invece si perde, niente.. ce l’ha messa tutta, ma è costretto a gettare la spugna.

3 – L’esagitato

Al primo scambio ha già l’adrenalina che pompa a mille e gli oscura ogni pensiero razionale.

Incita tutti. Ti batte il cinque con una violenza inaudita. A ogni punto esulta come se non ci fosse un domani. Urla “MIA” talmente forte da scoppiarti i timpani. Si lancia a kamikaze su ogni pallone, a prescindere dalle competenze, causando in campo un bordello senza senso.

Tutto bene. Almeno fino a quando non ti riprende per non esserti buttato su un pallone caduto a un chilometro di distanza. E allora lì cominciano a pruderti le mani.

4 – L’ignorante

Il classico giocatore da 6 contro 6 che nel suo bagaglio tecnico possiede due soli colpi d’attacco: forte e fortissimo.

Alla fine della partitella avrà chiuso con quattro pallonate nelle spalliere, sei nelle porte antincendio, otto nel secondo quadretto della rete. Ovviamente avrà anche preso quindici murate nei denti.

Eppure, se sarò riuscito a scoppiare anche un solo attacco in mezzo al campo avversario, tornerà a casa con un bel sorriso soddisfatto.

5 – L’allenatore cervellotico

Ci sono allenatori che, al momento del 6 contro 6, si defilano. Lasciano grufolare la squadra, salvo fischiare di tanto in tanto qualche plateale fallo di doppia o invasione, giusto per evitare che la pallavolo non degeneri in uno sport indecifrabile.

Altri invece pretendono di avere sempre tutto sotto controllo. Questo genere di allenatori adora inventare sistemi di punteggio assolutamente incomprensibili. Ovviamente perdendo il conto dopo 5 minuti. Nei successivi 25 tutti staranno ormai giocando a caso.

«Allora… ci sono cinque palloni, il punto va a chi ne mette a terra almeno tre. Il primo è una battuta della squadra A sulla squadra B. Il secondo un attacco mio sul palleggio, col libero che entra ad alzare. Il terzo una palla facile di B su A, sulla quale il palleggio deve giocare solo in 7 col centro o 2 con l’opposto. Il quarto un pallone tirato di testa dal dirigente accompagnatore che il centrale deve alzare con gli occhi chiusi. Nel quinto ognuno deve giocare cantando a squarciagola la propria canzone preferita. Tutto chiaro?».

«Certo, coach».

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